27 ottobre 2011

CENTRO AMERICA pura vida

“Pura Vida” questo è il saluto che sentirete praticamente in ogni occasione in Costa Rica, una specie di augurio, speranza, una frase che racchiude cordialità,  ospitalità, gioia di vivere, che spesso fanno parte del background di alcuni popoli latini. Ma il saluto in questa occasione può essere tranquillamente utilizzato per definire lo stato d’animo che ha accompagnato un gruppo di 31 persone, per 3 settimane. Quasi tutti conosciuti in precedenti esperienze di viaggio, hanno dato fiducia ad un giornalista passato all’altra sponda, quella organizzativa, anche se supportato da un professionista del settore.

PAESI ATTRAVERSATI- Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico.
LUNGHEZZA- KM 5775
Si inizia da Panama, Panamà come viene chiamata in spagnolo e non potrebbe essere diversamente. Le sue chiuse, il canale, questa vena d’acqua, inaugurata nel 1913, che separa in 2, che taglia come una cicatrice il continente americano.
Il canale oltre ad avere deciso la storia del paese, ha influenzato l’economia di un intero continente e rivoluzionato il trasporto delle merci a livello mondiale. Il fatto che ormai le imbarcazioni vengano costruite rispettando un Panama-size la dice assai lunga. Obbligatoria la visita alle chiuse di Miraflores ed il passaggio con foto di rito dal Puente de las Americas. 
La Panamericana è una lama d’asfalto che a parte un breve tratto che si interrompe nella foresta del Daren, unisce le Americhe. Va detto che, a parte l’evidente fascino che suscita, spesso è un percorso noioso e trafficato, soprattutto da camion. L’alternativa è entrare in Costa Rica, dal lato dell’Atlantico, fiancheggiando le coste che nel 1492 videro sbarcare le 3 caravelle di Cristoforo Colombo. Qui fascino, avventura ed un pizzico di spregiudicatezza verranno stimolate dall’attraversamento di 2 ponti ferroviari, ormai relegati al transito di persone, merci e veicoli.  
                                                                                                             
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Alla fine cadranno in 5, ma il morale è alto nonostante dei problemi in dogana, che dilatano i tempi di attesa, per mancanza di personale dal lato costarichegno, quella che, fra l’altro, doveva essere tra le più semplici dell’intero percorso. Il tempo finalmente volge al bello ed il Costa Rica a livello naturistico, ha tanto da offrire: parchi nazionali, vulcani, attivi e non, spiagge incontaminate, laghi, strade spettacolari. 2 giorni nella zona del Volcan Arenal e 2 giorni di riposo al mare, nella fantastica penisola di Nicoya, per potersi rigenerare ed affrontare al meglio il primo attraversamento doganale degno di nota. Si entra in Nicaragua con tempi accettabili, per arrivare nella coloniale Granada. Il giorno dopo, purtroppo il tempo è tiranno, ci aspetta un'altra dogana, probabilmente la più rognosa: si entra in Honduras. Saranno 5 ore circa tra uffici, tramites, fotocopie e pagamenti vari, davvero niente male!! L’Honduras è stato, a detta di tutti, la sorpresa più piacevole per quanto riguarda strade e paesaggi. C’è da dire che anche in questa occasione abbiamo cercato di evitare le vie di comunicazione più trafficate per concederci una strada panoramica secondaria che attraverso paesaggi affascinanti, strade poco trafficate immerse tra piantagioni di caffè, piccoli villaggi indigeni e circa 90km di sterrato, ci ha permesso di raggiungere Gracias, una delle città coloniali più affascinanti del paese, grazie anche alle sue 3 chiese, quelle di S. Marcos, S. Sebastian e Las Mecedes. L’indomani, visita delle rovine di Copan, una chicca per intenditori di siti archeologici, con la scalinata dei geroglifici e le stele della Plaza grande che sono assai interessanti e rare per il mondo maya.  Terminata la visita possiamo entrare in Guatemala, l’obiettivo è Antigua, patrimonio dell'umanità è sicuramente una delle città più spettacolari ed affascinanti dell'America latina.  

Ma le cose da vedere sono ancora parecchie: lago Atitlàn, definito uno dei laghi più belli del mondo, circondato da villaggi indigeni, in un contesto naturale spettacolare, con i vulcani S. Pedro (3020 m) e Taliman (3158 m) che si specchiano nelle sue acque. I colori, la gente, il traffico sono però  solo la preparazione allo spettacolo del mercato di Chichicastenango. Siamo ormai agli sgoccioli, pochi giorni sì, ma non senza sorprese. A farla da padrona sono soprattutto le strade. Il Chiapas, di cui sono personalmente innamorato è una conferma gradita.  Per la quarta volta nella mia vita, ma con la solita soddisfazione, percorrerò la S. Cristobal de las Casas-Tuxtla Gutierrez. Il Messico però, viariamente ha tanto da offrire ed i partecipanti non tardano ad accorgersene: la splendida costiera 200 fino a Huatulco, poi la fantastica 175, che congiunge i 2 oceani, per giungere prima a Oaxaca (si pronuncia Uacaca) e poi sull’oceano nel fantastico villaggio di Tacotalpan, uno dei più antichi porti del paese.  Siamo alla fine, da qui meno di 90km, Veracruz, il Camino Real, la cena di commiato, la consegna delle moto, il rientro in Italia….beh, non proprio, ad essere sincero, questo è stato il programma dei partecipanti a questo viaggio anteprima. Il sottoscritto se ne va a nord, ma questo è un altro itinerario inedito, un’altra storia e, speriamo un altro articolo.

San Juan de Chamula
Per molti tzoztiles, Chamula è la capitale religiosa dei Maya. Qui si può avere l’impressione di non essere graditi e ripartire dopo 10 minuti, oppure si può trovare molto gradevole passeggiare per le sue stradine, molto dipende dalla sensibilità personale. Per favore non date denaro ai bambini, molto meglio comprargli qualcosa da mangiare e da bere che non siano dolci o bevande gassate.
La sua chiesa è davvero interessante. Tassativamente proibito fotografare il suo interno e le processioni religiose. Nessun problema invece all’esterno, anche se è preferibile sempre chiedere il permesso. Infatti gli indios di Chamula credono che l’obiettivo risucchi l’anima, anche se negli ultimi tempi, alcuni accettano in cambio un piccolo dono.
I tzotziles praticano la loro religione utilizzando gli “strumenti” del culto cattolico, importato qui dai gesuiti spagnoli. Già da 2 secoli hanno cacciato l’ultimo parroco e sono i soli padroni della chiesa, senza banchi e che ha il pavimento coperto di aghi di pino; hanno però mantenuto le decorazioni dell’interno e venerano i loro dei sotto l’aspetto dei santi spagnoli. Gli specchi attaccati al collo delle immagini servono ai fedeli il riflesso della loro anima. Cristo è stato rimpiazzato da san Juan, che porta nelle braccia un montone umanizzato, animale sacro dei tzotziles.
Essi, una volta acceso un lumino, si confessano e la statua risponde attraverso la loro stessa bocca, grazie allo specchio attaccato al collo. Fin che brucia il cero, il fedele salmodia e colloquia con il dio, consumando lui stesso l’offerta, di solito acquavite. Inoltre non c’è da stupirsi nel vedere persone bere bibite gassate mentre pregano, poi che è credenza che il ruttare estirpi il male dal corpo (!!)
Per tutto l’anno si tesse per vestire San Juan. Il 27 giugno si lavano i suoi vestiti in una bacinella e l’acqua viene bevuta da tutti i fedeli. Una volta rivestito il santo ha inizio la processione. In questo periodo dell’anno arrivano nel villaggio tutti i malati della zona per essere curati dai “curadores”. I tzotziles hanno una venerazione enorme, che arriva al fanatismo, per le immagine sacre, in particolar modo per la croce, che assimilano all’albero della vita degli antichi maya e che piantano dappertutto. Nell’amministrazione dei pueblos i sindaci eletti regolarmente secondo le leggi della repubblica, si fanno spesso da parte di fronte alle confraternite religiose, che i tzotziles si scelgono con le loro usanze. Effettivamente i 2 tipi di autorità convivono in perfetta armonia. Anche se, questa forma di governo bipolare, a metà strada tra l’amministrativo ed il religioso, da loro un potere tale da permettergli di cacciare dal villaggio chi li contesti apertamente. A Chamula sono stati espulsi più di 25.000 di questi “protestanti” (in tutti i sensi del termine).
Il canale di Panamà                                                                                                                                         Il Canale di Panamà è senza dubbio un’incredibile opera d’ingegneria, che attraversa l’istmo e unisce il Mar dei Caraibi con l’Oceano Pacifico percorrendo tre chiuse e tre laghi artificiali, è un complesso sistema in cui l’abilità dell’uomo e la sapienza della natura giocano un ruolo fondamentale. Lungo 81,1 km (compresi i prolungamenti in mare), unisce l'OceanoAtlantico a quello Pacifico. Ha una profondità minima pari a 12 m, e la larghezza varia tra i 240 e i 300 m nel lago Gatun, mentre è di 90-150 m nel tratto di terraferma. È costituito da un sistema di chiuse, con 6 conche, che permette alle navi di superare un dislivello di 16 m, evitando in tal modo la circumnavigazione dell'America meridionale. Il tempo di percorrenza è compreso tra le 8 e le 10 ore. L’imboccatura in corrispondenza del Mare delle Antille si trova nella baia di Limon, attraversa il lago di Gatun e il serbatoio di Miraflores, terminando nel Golfo di Panamá. Il canale è attraversato da migliaia di navi all'anno per un tonnellaggio di decine di milioni di tonnellate in entrambi i sensi. Il pedaggio dovuto per la navigazione è la principale fonte dell'economia dello stato di Panamá, pagato in anticipo e in base al tonnellaggio  e dimensioni delle imbarcazioni. Le navi che attraversano il canale non possono superare i 300m di lunghezza a causa della distanza tra le chiuse. Il progetto originario del canale risale al XIX secolo; nel 1879 fu caldeggiato dal Congresso Internazionale di Parigi ed ebbe tra i suoi promotori Ferdinand de Lesseps, già costruttore del Canaledi Suez.                 
Nel 1881 Lesseps fondò una società per raccogliere fondi e iniziò i lavori secondo un progetto molto complesso che non prevedeva l'impiego di chiuse; il suo tentativo fallì per gli ostacoli di natura tecnica e finanziaria oltre che per le terribili difficoltà ambientali che decimarono letteralmente la forza lavoro della compagnia con diverse migliaia di morti: malaria, malattie tropicali e calore si rivelarono un nemico terribile per il progetto. Nel 1885 Lesseps fu sostituito da Gustave Eiffel ed un’altra cordata di imprenditori ma anche questa società fallì, nel 1889. Nel 1901 gli Stati Uniti ottennero dal governo Colombiano (che comprendeva anche l'attuale Panamà) l'autorizzazione per costruire e gestire il Canale per 100 anni. Nel 1903 però il governo della Colombia, in un sussulto di orgoglio nazionale, decise di non ratificare l’accordo. Gli USA allora non esitarono ad organizzare una sommossa a Panamà e a minacciare l'intervento dell'esercito se fosse avvenuta la reazione del governo legittimo. Panamà così, come già Cuba, divenne una Repubblica indipendente ma sotto la tutela degli Stati Uniti che ottennero l'affitto perpetuo della Zona del Canale e l'autorizzazione ad iniziare i lavori. I lavori iniziarono nel 1907, intrapresi dal genio militare statunitense, e si conclusero il 3 agosto 1914, seguendo i progetti del colonnello Gothal, inventore del sistema di chiuse, su cui il canale si basa.Nel 1915 la nave Ancón effettuava il primo passaggio del Canale da un oceano all’altro, riducendo a otto ore la traversata, che prima che prima durava più di sessanta giorni.

L'inaugurazione ufficiale fu però rinviata al 1920, a causa dell'insorgere della prima guerra mondiale.
Dopo 85 anni, il 31 dicembre gli Stati Uniti hanno riconsegnato a Panama il suo celebre canale. Un evento storico, che ha occupato le prime pagine dei media di tutto il mondo.
Nell'aprile 2006 si è concluso lo studio durato cinque anni per un ampliamento del canale. L'ampliamento verrà eseguito in quanto il referendum popolare ha dato, con il 75,25% dei sì (anche se solo il 43,3% degli aventi diritto ha votato) l'approvazione del progetto. I lavori sono già iniziati e dovrebbero terminare nel 2014.
Un po’ di curiosità:
·      Il pedaggio di transito più alto: 165.000 dollari pagati dalla nave da crociera “Rhapsody of the Seas”
·      Il pedaggio più basso: 36 cents pagati nel 1928 dal viaggiatore, scrittore e avventuriero americano Richard Halliburton per aver attraversato il canale a nuoto
·      La media del costo di un passaggio: 44mila dollari
·      Le navi in transito ogni giorno: 38 circa
·      Le navi in transito ogni anno: 13mila circa
·      Il viaggio da New York a San Francisco si accorcia di 12.666 chilometri se si passa per il canale di Panama anzi che circumnavigare la costa del Sud America
·      Tempo medio necessario per il transito di una nave: dalle 8 alle 10 ore
·      Lunghezza: 81 chilometri e 100 metri
·      Profondità minima: 12 metri e mezzo
·      Larghezza minima: 30 metri e mezzo
·      Spesa sostenuta dagli americani nei dieci anni della costruzione del canale: 387 milioni di dollari
·      Numero massimo di uomini impiegati dalle aziende di costruzione francesi nei lavori di costruzione (1884): 19.000
·      Numero massimo di lavoratori impiegati dagli americani (1913): 44.733


Colpo d’occhio                                           
A Chichicastenango, i giorni di mercato durante la settimana sono 4 e sarebbe una vera follia capitare da queste parti senza rispettare questa semplicissima regola di rispettare i giorni stabiliti: martedì, giovedì, sabato e domenica. Tutto inizia dalla prima mattina nella città maya per antonomasia, dove cattolicesimo e religione indigena si amalgamano e sintetizzano. Sicuramente una delle “ferie” più colorate e spettacolari di tutto il Centro America, un arcobaleno umano, ricco di profumi e sensazioni.



                    TESTO E QUALCHE INFORMAZIONE



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