30 gennaio 2011

CALETA TORTEL- PARTE 3



NO AL ALZA DEL GAS………….ed il sabato puntualmente tutta la mia decisione si infrange contro la dura realtà!!! Il cambio di ministro, a causa dello sciopero, non ha sortito effetti rilevanti, anzi le posizioni si sono ancor più irrigidite!!! Non ce ne accorgiamo andando in dogana e ritirando la moto, circolando in città per trovare la poca benzina rimasta, e neanche davanti al penultimo blocco, che ormai è frequentato da veri e propri amici, che fra pacche sulle spalle e incoraggiamenti ci lasciano passare. Ma al successivo, quello che ci avrebbe spalancato la strada verso Puerto Natales, le cose prendono un piega diversa!! Sono quasi tutti camionisti, hanno steso una catena tra due camion, bloccato completamente la carreggiata e sono tranquilli ma espliciti: qua non si passa!!! Tanto meno tu, che fino a ieri hai fatto come cazzo ti pareva!!! Saranno 2 ore di attesa perché continuano a discutere su chi e come deve transitare! Io non ho più agevolazioni apparenti, anche se il comportamento dei manifestanti è sempre molto cordiale, scrocco un altro po’ da mangiare, mi bevo una bibita, poi alle 14.30, la decisione di far passare pochi veicoli con vecchi e bambini, fra i quali puntualmente ci infiliamo anche noi!! Via verso Puerto Natales, ma la situazione non cambia, e dopo una sosta nella speranza che le cose si risolvano, realizziamo che nel Torres del Paine, nostra presunta prossima meta, la situazione è piuttosto complicata: in un giorno vediamo transitare due convogli della croce rossa, con alimenti bevande e farmaci per i turisti segregati nel parco nazionale più bello delle Americhe!!!! Sono gli unici che possono circolare, proviamo anche noi ma inutilmente. E’ letteralmente una situazione da disastro ambientale!! La decisione è rapida, dolorosa ma inevitabile, solo per normalizzare gli accessi e le uscite ci vorranno giorni e non abbiamo tanto tempo a disposizione, approfittiamo dell’unico spiraglio lasciato per i turisti, 2 ore, dalle 10 alle 12, per superare il confine a Dorotea ed entrare in territorio argentino! Il viaggio prosegue e c’è ancora tanto da vedere! Proseguiamo verso nord, le solite cose, ghiacciaio Perito moreno, El Chalten e la solita ruta40: sarò così coglione da fare 2 volte stà stradaccia?? Alle 17 di un giorno imprecisato sono al bivio di Gobernador Gregores, aspetto Pierfrancesco che si è fermato un attimo per riposarsi, il vento è diventato incessante e sempre più violento. Un ciclista è fermo dietro un cartellone stradale, seduto sul suo sgabello che sbuccia una mela: gli chiedo del vento, poi lo osservo e capisco ancora prima che parli. “aqua es nada!!!” la sua faccia vale 1000 parole!!! La nostra meta del giorno, dista 160km, di cui 110 sono sicuramente il tratto più rognoso di tutto il viaggio!!! Bene, ci spostiamo a est nel primo paese: “cazzo, sono 150km andata e ritorno!!” penso, “cazzo, sono 150km andata e ritorno!!” mi dice Pierfrancesco quando arriva!! La mattina dopo partiamo e le cose vanno bene, c’è vento, forte, fortissimo per l’ora, da abbattere un mulo come dicono qui, ma quando arriviamo sul tratto più difficile, avviene una delle cose inspiegabili che trasformano il quasi odio per questa terra, in attrazione incontrollata: tutto si ferma, entriamo in una specie di bolla d’aria, un limbo che ci permette di volare a più di 100km all’ora verso Bajo Caracoles!! Siamo ad un passo dal confine cileno e dalla Carrettera Austral. Alle 13,05, accendo la Tenerè, ma è successo qualcosa!! Non è più lo splendido mezzo che in poco più di 3 mesi mi ha scarrozzato per 29.000km in giro per  Asia e America del sud, ma si è trasformato in una sorta di macchina del tempo!!! Me ne accorgo per gradi, prima su una schifosa pietraia che ci conduce al passo Reballo, uno stretto sentiero che in altri luoghi sarebbe considerato una bella camminata di montagna, qui diventa un punto di confine tra Argentina  e Cile. Un ragazzino soldato gestisce entrate ed uscite, sono passate le 16 da un bel po’ ed io sono il 4° della giornata!! Poi confine cileno, la valle de los guanacos, dove pascolano migliaia di questi mammiferi ed al momento di incrociare la ruta 7, mi accorgo che stiamo entrando in un’altra dimensione, in un altro tempo, circondati da un paesaggio primordiale che domina incontrastato e che ammalia il viaggiatore curioso, subdolamente! Ci spingeremo non curanti del fatto che dobbiamo puntare verso nord, fino a Cala Tortel, sempre più a sud!! La guida della EDT, è piuttosto vaga, ma ne parla in termini entusiastici. Arriviamo ed i ghiacciai menzionati non si vedono, il parcheggio è in costruzione e, dall’alto si vedono poche passerelle di legno che costeggiano la piccola baia con poche case! Piove a dirotto e realizziamo che non c’è strada di accesso, decidiamo di fermarci: trascorreremo la giornata in questo ambiente da favola percorrendo km di passerelle che mettono in comunicazione più baie, punto di incrocio di diversi fiordi, salgono fino alle case, scendono con ripide scalinate, fermandoci a riposare e contemplare un paesaggio irreale nelle piazze coperte, anche esse in legno. Piove a dirotto, ma non ce ne accorgiamo neanche!! La sera a cena ci diranno che qui devi saper pescare, navigare, ma se non sei un falegname, non è proprio il posto per te!! Il giorno dopo, il viaggio nel tempo inizia la sua lenta risalita verso nord: Cochrane, lago General Carrera, parque national Quellat, Futaleufù, 5 giorni di sole con paesaggi straordinari che riescono a sorprendere anche chi è già stato qui più di una volta!!!! L’attraversamento del confine avviene nella consapevolezza che la parte migliore è alle spalle: arrivo a  Trevelin, piccolissimo paese della Patagonia argentina, con i suoi pochi incroci, il suo scarso traffico, il distributore di benzina, niente di eccezionale, ma è quasi uno shock! spengo la moto e l’accendo un paio di volte: il tachimetro marca quasi 31000km, ma la macchina del tempo si è ritrasformata semplicemente nel mezzo che mi porterà alla fine del viaggio: Esquel, Barilloche, Pucon, Santiago. È finita, dopo 45 giorni, 9.832km percorsi e quasi 4.000 di fuoristrada, mi attende la solita routine per la spedizione dei mezzi. Fra una settimana si torna a casa.