26 febbraio 2012

CAMPANIA cilento



DENTRO E FUORI DAL PARCO
Un itinerario che lambisce la parte meno conosciuta del Parco Nazionale del Cilento, quasi al confine con la vicina Basilicata, percorrendo belle strade poco trafficate con bei panorami ed il mare a pochissima distanza.


ITINERARIO- Sapri, Capitello, Vibonati, Case Santa Lucia, Torre Orsaia, Alfano, Laureto, Rofrano, Sanza, Sant’Eliano, Caselle in Pittari, Sisano, Battaglia, San Basile,  Torraca, Sapri.
LUNGHEZZA- KM 130


Questa è sicuramente una delle parti d’Italia che più mi piacciono ed in cui torno sempre volentieri e con maggiore frequenza. Sarà il fatto che le origini paterne sono radicate ed ancora ben visibili, proprio nel cuore del parco nazionale del Cilento, ma anche perché la moto mi offre al di là di ogni ragionevole dubbio la possibilità di esplorare zone che comunque suscitano ricordi di un’infanzia adolescenziale fortunata e felice. Gran parte dell’itinerario è stata una scoperta anche per il sottoscritto. Siamo nel golfo di Policastro, schiacciato dalla pesante fama delle vicine Palinuro a nord e Maratea appena oltrepassato il confine con la Basilicata.
“Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti….” Alzi la mano chi non ricorda i versi del poeta risorgimentale Luigi Mercantini. “La spigolatrice di Sapri” rappresenta per me ed i miei coetanei una delle più famose (le malelingue aggiungerebbero poche) reminiscenze scolastiche.
Ma stavolta la direzione è decisa verso l’interno, partenza arrivo da Sapri, qualche km e via a dx verso l’interno.  La strada sale verso Vibonati ed oltrepassa i confini del parco nei pressi di Morigerati, edificata in maniera spettacolare su di uno sperone roccioso, per poi uscirne quasi immediatamente salendo verso Torre Orsaia. 
Il parco si estende nella sua parte meridionale in maniera irregolare, rendendo di difficile comprensione perché la ss18 fino a Laurito ne sia esclusa. Comunque è solo una questione di cavilli geografici ed amministrativi dato, che il panorama è ugualmente interessante e la statale si mantiene in buono stato. La sera sosto nell’agriturismo Fasani alle porte di Laurito ed a tavola scambio 4 chiacchiere con Bruno, gestore tuttofare dell’azienda: “il problema del parco è, non tanto nella sua istituzione quanto nelle sue dimensioni. Si è iniziato includendo una zona troppo grande ed estesa. Ti basti pensare che nel 1991 comprendeva più di 230000 ettari, quasi la metà della provincia di Salerno. E queste cose vanno metabolizzate con calma, vanno comprese altrimenti rischiano di arrecare più danni che benefici. Ed infatti la realtà Cilento, sia essa parco nazionale o semplicemente zona di servizi, tarda a decollare a livello turistico.”

Riconosco che ha ragione anche se da occhio interessato ed informato ma in fin dei conti estraneo, gli faccio notare che gli scempi edilizi soprattutto sulla costa sono terminati e che le condizioni in generale sono molto migliorate soprattutto negli ultimi 10 anni. E’ indubbio che il richiamo turistico è ancora alquanto labile, ma qui devono intervenire altri fattori, che purtroppo non  appartengono alle singole iniziative, che a dire la verità non mancano al vulcanico Bruno: internet, autotassazione da parte dei singoli gestori di attività commerciali per propagandare il marchio cilentano nell’ambito nazionale ed all’estero, rivolgendosi a grosse aziende nel campo della comunicazione. Mi chiedo: e gli organi preposti? L’Ente Parco? La Regione Campania?


Che questo sia un altro problema? La mancanza di dialogo per il conseguimento di un risultato comune? Io vedo buone potenzialità, ma probabilmente ci vorrebbe più sincronia ed organizzazione, prendendo spunto anche da realtà analoghe più vecchie ed efficienti, anche in campo nazionale. La mattina seguente finalmente, aggiungerei, un bel sole illumina il panorama.  La strada continua immersa nel verde, disegnando un tracciato che, verso Rofrano, riduce di molto la carreggiata immersi in boschi di castagno. Una frana costringe ad attraversare il piccolo paese tra strette viuzze lastricate, ma subito dopo, lambendo il Monte Cervati, il più elevato del parco, la strada diventa protagonista, permettendo alla vista di spaziare fino al mare. Colori, profumi, aria tersa, decisamente giugno è un mese che ben si presta a gite di questo genere e la pensano così anche la coppia di svizzeri  a cavallo delle loro moto, che incrocio un paio di volte prima di arrivare a Sanza. Qui bisogna prestare attenzione per non imboccare la recente variante che conduce al mare: appena usciti dal paese, con le case ancora ben visibili in alto, prendere il primo bivio a dx per Caselle in Pittari, anche se la segnaletica vi indicherà altra direzione. Se entrate in una galleria siete andati lunghi e dovete tornare indietro.


La strada è ben tenuta e completamente, desolatamente priva di traffico. Si entra nella comunità montana del Bussento, una zona non molto frequentata ma ricca di caverne, grotte e paesi che spesso sono arroccati su speroni rocciosi che dominano profonde spaccature. La strada segue questa contorta morfologia, non senza difficoltà, correndo spesso in bilico su strapiombi che poco si adattano a chi soffre di vertigini. Sullo sfondo comincia ad apparire sempre più spesso il golfo di Policastro, che nonostante la distanza appare di un blu decisamente invitante. Nelle ultime curve prima di arrivare al punto di arrivo la vista si apre donando un bel panorama di tutta la baia. La vocazione turistica di Sapri è antichissima, Cicerone la definì “la piccola gemma del mare del Sud”. Siamo nel centro del golfo di Policastro e le possibilità di poter godere nelle immediate vicinanze, delle bellezze di questo mare sono varie e notevoli. Perché non approfittarne?


Comunità Montana del Bussento


Il Bussento, ubicato all'estremo sud della Campania, è delimitato dal bacino idrografico del fiume omonimo, dai monti Centaurino e Carbone, nonché dalla fascia costiera del Golfo di Policastro. "Un armonioso disegno del mare, sulle cui coste e colline una mano generosa ha lasciato cadere una pioggia di perle". Questa descrizione è una delle tante attestazioni che giustamente esaltano la bellezza di questa zona, indubbiamente fra le più suggestive del Cilento e non solo. Chi visita quest’area non potrà che rimanere affascinato dal suo incantevole mare, dai suoi piccoli quanto suggestivi borghi medievali nei quali le memorie storiche sono presenti in ogni angolo, e dalla natura ancora del tutto incontaminata. In questa terra dai forti contrasti e dall'incomparabile bellezza, il visitatore si lascerà condurre attraverso un itinerario ove storia, natura e arte si confondono continuamente. Anche gli estimatori della buona cucina qui troveranno gustose specialità gastronomiche: fra i primi piatti, pasta fatta in casa, soprattutto cavatielli, ravioli, fusilli e gnocchi, oltre alla polenta. Altre specialità alimentari sono: insaccati, ortaggi, asparagi, cereali, funghi e legumi; famosa è la “cimandola”, piatto a base di ortaggi (pomodori, melenzane, zucchine e patate conditi con olio e sale). Particolarmente rinomati sono i fichi secchi, uno dei prodotti più rappresentativi del Bussento, preparati in vari modi. Fra i dolci: zeppole fritte con il miele, gli struffoli e una serie di torte le cui ricette si tramandano da madre a figlia. La natura carsica delle terre cilentane, in particolare in questa zona e la conseguente ricchezza di grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell'Uomo che in esse si è rifugiato, ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. I più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (500.000 mila anni a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all'Età dei Metalli. La presenza dell'Uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza dei suoi “strumenti” disseminati sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (Grotte di Castelcivita), sia nel Vallo di Diano (Grotte dell'Angelo, Pertosa). Ed è attraverso questi antichi sentieri, oggi in parte percorribili, che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzioni di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell'Appennino.